Una vita borderline

Una vita borderline

Mi chiamo Paolo, sono nato 63 anni fa. Dono una infanzia abbastanza serena, la mia adolescanza ha visto momenti di grande solitudine. Viaggi in Oriente alla ricerca utopistica della felicità. La scoperta e l’esperienza dell’amore.

A vent’anni mi è stata diagnosticata una sindrome schizofrenica paranoide ebefrenica.
Nessuno della mia famiglia prese sul serio quella diagnosi, nemmeno io e la mia vita proseguì.
L’incontro con una ragazza dai grandi occhi azzurri, suscitò in me il desiderio di famiglia.
Mi sono sposato nel 1989.
Un anno dopo nacque mio figlio.

La mia difficoltà a trovare una collocazione lavorativa stabile, comportò una crisi matrimoniale profonda con la conseguente separazione. Tornai a vivere con i miei genitori. Il trauma e il senso di fallimento scatenò una grave crisi psicotica con conseguente ricovero coatto presso l’Ospedale Psichiatrico.

Da allora è iniziato il mio percorso di riabilitazione.
Mi fu proposto un impiego presso una Cooperativa Sociale, che iniziava allora i suoi primi passi. Mi inserii con una borsa lavoro e al contempo ottenni la pensione di invalidità. Ero impiegato nella bottega di restauro ed iniziai ad imparare un mestiere.

Nel 1997 viene a mancare mia madre, rimaniamo mio padre ed io.

Dal 1996 al 2009 la vita trascorse abbastanza tranquilla, tra borsa lavoro, pensione di invalidità, la visita di mio figlio nel fine settimana e durante le vacanze e l’aiuto di mio padre nella gestione della casa e del tempo libero.
Nel 2009 cambiano le regole di assunzione alla Cooperativa Sociale, rinunciando alla pensione di invalidità sono riuscito a farmi assumere con un contratto a tempo indeterminato per 20 ore settimanali.
La rinuncia con conseguente stabilizzazione lavorativa che all’epoca non comportava un vantaggio economico perche lo stipendio si equiparava alla borsa lavoro più la pensione di invalidità, ha però permesso di iniziare un percorso di vera recovey.

Malgrado l’impegno però, lavorare presso la bottega di restauro, senza la formazione che mi permettesse di acquisire le competenze necessarie a divenire un “restauratore finito” è stato un grosso limite.

Nello stesso periodo mio padre, conobbe una signora ucraina e le nostre abitudini cambiarono. Mio padre si dedicava alla nuova amicizia trascurando le nostre consuetudini.

La mancanza di stimoli al lavoro e la perdita di supporto in famiglia mi hanno giorno dopo giorno indotto ad un ritiro sociale, non parlavo più con nessuno, ad una perdita di interesse nella cura della mia persona, ad una perdita significativa della memoria e una incapacità di concentrazione.

Ad aggravare la situazione un uso prolungato di farmaci anti-psicotici.

Nel 2016 viene a mancare mio babbo. Grazie all’aiuto dei miei familiari ed in particolare di mia sorella Cristina, inizia per me un percorso nuovo.

Grazie alla intuizione di Cristina che ritenne di iniziare il percorso riabilitativo, riallacciandomi alle attitudini artistiche che avevo da ragazzo, mi sono inserito nel gruppo “Collettivo Artisti Irregolari”.

Ripresi a dipingere, a partecipare a Mostre, nell’ottobre del 2017 partecipai ad Alcatraz al Festival dell’Arte Irregolare presso la tenuta di Jacopo Fo.

Su suggerimento di uno psicoterapeuta, al persistere di una significativa perdita della memoria e una incapacità di concentrazione, indussero Cristina a ritenere che fosse necessario rischiare una diminuzione dei farmaci antipsicotici. Mi confrontai con la mia psichiatra di riferimento e concordammo una diminuzione della terapia.

La diminuzione della terapia e le attività artistiche mi permisero di riacquistare una maggiore capacità di concentrazione e memoria e quando fu ritirato dal mercato un farmaco che mi veniva somministrato, mi venne proposto di sospenderlo. Accettai di buon grado e la sospensione andò a buon fine.

In seguito al risultato conseguito anche i rapporti lavorativi sono sensibilmente migliorati. Mi è stato proposto l’inserimento in un nuovo progetto di esposizione e vendita di arredi sociali che mi ha permesso di esprimere le mie attitudini e capacità, aumentando la mia soddisfazione e autostima.