11- 12- 13 NOVEMBRE 2023
MOSAICI BIZANTINI, ABBAZIA DI POMPOSA, IL MARE
VIAGGI, NUOVI ORIZZONTI, VISIONI
Daedalos APS assieme a volontari e utenti del DSM-DP
si reca a Ravenna per un fine settimana di Cultura, Arte e Salute Mentale.
Partiamo dalla Stazione Centrale di Bologna per Ravenna.
Ravenna è nota per i colorati mosaici che ornano molti degli edifici del centro storico, ad esempio la Basilica di San Vitale, a pianta ottagonale, la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, risalente al VI secolo, e il Mausoleo di Galla Placidia con pianta a croce. A nord del centro si trova il Mausoleo di Teodorico, costruito nel VI secolo per Re Teodorico il Grande, un edificio funerario circolare gotico in pietra con cupola monolitica.
Il secondo giorno andremo a L’abbazia di Pomposa, situata lungo la strada Romea nel comune di Codigoro, in provincia di Ferrara, e risalente al IX secolo, è una delle abbazie più importanti di tutta l’Italia settentrionale.
Storia
L’insula Pomposiana, conosciuta già nell’antichità, era in origine circondata dalle acque (del Po di Goro, del Po di Volano e del mare). Si hanno notizie di un’abbazia benedettina, di dimensioni inferiori a quella attuale, a partire dal IX secolo. Il primo documento storico che attesti l’esistenza dell’abbazia è comunque del IX secolo: ne fa menzione il frammento di una lettera che papa Giovanni VIII inviò nell’874 all’imperatore Ludovico II.
Nel 981 passò alle dipendenze del monastero pavese di San Salvatore, e che diciotto anni più tardi subiva la giurisdizione dell’arcidiocesi ravennate con l’arcivescovo ed abate di Bobbio Gerberto di Aurillac, affrancandosene in seguito e godendo, grazie a donazioni private, un periodo di grande fioritura. L’abbazia che noi oggi ammiriamo venne consacrata nel 1026 (quindi edificata prima) dall’abate Guido. Alla basilica il magister Mazulo aggiunse in quegli anni un nartece con tre grandi arcate.
Fino al XIV secolo l’abbazia godette di proprietà, sia nei terreni circostanti (compresa una salina a Comacchio), sia nel resto d’Italia, grazie alle donazioni; poi ebbe un lento declino, dovuto a fattori geografici e ambientali, quali la malaria e l’impaludamento della zona, causato anche dalla deviazione dell’alveo del Po (rotta di Ficarolo, 1152).
Ebbe una grande importanza per la conservazione e la diffusione della cultura durante il Medioevo, grazie ai monaci amanuensi che vi risiedevano. In quest’abbazia il monaco Guido d’Arezzo ideò la moderna notazione musicale e fissò il nome delle note musicali. I severi e innovativi principi individuati da Guido, causando aspre critiche da parte dei diffidenti confratelli benedettini, lo costrinsero poi «ad allontanarsi da Pomposa per rifugiarsi presso il paterno vescovo di Arezzo Teodaldo».
Fra il 1040 e il 1042 vi soggiornò anche il ravennate Pier Damiani, chiamato a istruire i monaci.
Nel 1653 papa Innocenzo X soppresse il monastero, che nel 1802 venne acquistato dalla famiglia ravennate Guiccioli. Alla fine del XIX secolo la proprietà passò allo Stato italiano.